giovedì 13 dicembre 2012

Periodizzare l'allenamento

Il grande allenatore della squadra di basket UCLA, John Wooden, parlando del suo sport ha detto “Non confondete l’attività semplice con l’eccellenza”. Ma avrebbe potuto anche riferirsi a qualsiasi sport compreso il bodybuilding. Molti atleti fanno allenamenti da mammuth con poca attenzione al fatto se siano efficaci ed abbiano benefici. Non fa così bene fare 20 serie da 20 ripetizioni di squat se poi non si riesce a camminare per una settimana o ci si infortuna! Gli atleti intelligenti praticano invece allenamenti efficaci che portano risultati. “Più” non necessariamente è “meglio”. Un recupero inadeguato interferisce con la capacità di generare forza del muscolo e adattamento all’allenamento. La periodizzazione dell’allenamento usa diverse combinazioni di resistenza, ripetizioni, intervalli di riposo e serie. Esso varia lo stimolo dell’allenamento, permette un recupero adeguato tra gli allenamenti e prepara gli atleti sistematicamente alle sessioni intense. Scienziati brasiliani hanno pubblicato un articolo sul Journal of Strenght and Conditioning Research in cui afferma che un modello di periodizzazione non lineare (alta intensità e volume di allenamento nello stesso ciclo senza variazioni) non è superiore ad un modello di periodizzazione lineare (alto volume e bassa intensità, basso volume e alta intensità per diverse settimane) o carico di peso costante. La combinazione ideale tra esercizio e riposo dipende dall’obiettivo del programma e dall’adattabilità dell’atleta (ad esempio la capacità di trarre vantaggio dall’allenamento con i pesi). I bodybuilder dovrebbero usare programmi che li fanno “lavorare sodo”, forniscono riposo adeguato e che poi lavorare sodo di nuovo. Il programma migliore è fatto da un’attenta programmazione specifica per ogni soggetto.